KIKULUZO Aisha

“Se sapevo…”

Mi ricordo da piccola quando passava l’aeroplano tanti bambini urlavano e saltavano di gioia, ci piaceva così tanto, vedendo passare sul cielo alzavamo le mani come un saluto “kwaheri” significa ciao! E dicevamo che adesso va in Europa dove la vita esiste davvero nell’altro mondo, sì! Abbiamo visto sul film le case belle grandi le città che brillano di notte le belle macchine che passano qua e là, si sentiva tante di quelle storie che ci faceva immaginare l’Europa come il secondo paradiso, dopo quello che ci racconta la bibbia.

Pensavamo addirittura che l’Europa e l’America era tutto uguale e la loro lingua è unica, l’inglese: “povera me”, nel mio paese Tanzania per imparare l’inglese devi aver studiato molto perché la nostra lingua madre è Swahili, per la figlia di un contadino “andare in città è difficile figuriamoci in Europa”, il mio grande sogno era quello di imparare almeno l’inglese perché non faceva male a nessuno anzi ti fa fare la figura di Europa.

Succede ogni anno nella nostra azienda di festeggiare, mangiare e bere e alla fine ricevere un premio per chi ha lavorato bene, di solito danno il regalo a chi è stato premiato ma quell’anno era un po’ particolare, erano passati solo due anni da quando ho cominciato a lavorare in quell’azienda quindi non pensavo proprio di essere premiata, per me era una festa, solo una festa. “Signore e signori è arrivato il momento che tutti aspettano con ansia per sapere chi sarà premiato stasera”, era il momento che tutti erano in silenzio, non lo so come, ma! La vincitrice di quel giorno ero io e il mio regalo era un viaggio in Europa!! Sogno di tanti che hanno studiato bene e che hanno abbastanza soldi per permettersi un viaggio così ma non riescono ad ottenere un visto per venire in Europa, ero molto felice “basta mangiare Ugali con erba tutti i giorni, adesso vado a mangiare pizza, hamburger e Kebab che meraviglia!” Subito ho comprato i libri e cominciato a esercitarmi con l’inglese giorno e notte pronta per non fare figuraccia in Italia.

E’ tutto il contrario: adesso non sono libera, non posso avere un lavoro non posso affittare una casa perché non ho il permesso di soggiorno che mi permette di vivere qui e fare tutto in regola, l’inglese non lo sentivo parlare da nessuna parte quindi se non sai parlare l’italiano ancora peggio, quelli con la pelle scura come la mia ognuno parlava lingue che non ho mai sentito in vita mia, quelli che parlavano l’inglese era tutto diverso non si capiva niente, per me era come nascere in un altro mondo, non conosco nessuno, non so da dove cominciare e dove posso andare a chiedere aiuto, unico posto che pensavo “magari possiamo parlare la stessa lingua è in chiesa…

Quando sono arrivata lì nessuno è riuscito a capirmi e mi hanno portato da un prete e..”non lo dimenticherò mai”, il prete mi guarda in faccia pronto ad ascoltarmi ma non riuscivo a parlare e mi scende la lacrima..dopo cinque minuti vedevo la lacrima che scendeva anche dagli occhi del prete e mi danno un bicchiere d’acqua e mi sono alzata salutando con la manina e sono andata via..E’ così la vita, ognuno ha la sua storia, questa è stata parte della mia storia, non è stato così facile superare tutte le sofferenze, adesso mi trovo bene ma “SE SAPEVO..” è una parola che viene sempre da dire alla fine del viaggio.